Sirena a Capo Caccia
Intono versi all’onda che mi abbraccia, m’immagino sirena a Capo Caccia tra note di Bolero... Nel buio chiaro ondeggia il tuo pensiero e mi riporta ai dolci incontri estivi d’azzurrità infinita e blu leggero, quando con la mia pelle ti vestivi poi ti atteggiavi a grande condottiero di cuori infranti e palpiti giulivi ed io ero gatta lungo quel sentiero di dita ed unghie in vortici lascivi. E mescolavi sprazzi di mistero con fuoco di passione...mi sentivi bruciare sopra quel tuo petto altero che m’irrorava turbinii emotivi. Il dondolio sinuoso del veliero all’orizzonte, i canti primitivi dei cormorani in festa, l’Ostro fiero erano culla di baci tardivi, dentro il nostro giaciglio menzognero d’ore rubate al tempo. I fuggitivi abbracci di un amore (prigioniero degli occhi altrui) e gli agognati arrivi al promontorio, il vento messaggero sono scolpiti con il ferro, vivi, nel labirinto rosso del maniero che nel mio petto alberga. Tu addolcivi quelle serate torride, ciarliero di silenzi incantati e sguardi schivi e diventavi prode avventuriero tra il sole occiduo e i miei bianchi declivi. Per te mi dipingevo da sirena con la mia chioma morbida e fatata e mi accucciavo (al mondo ostile aliena) nelle mie vesti di bimba ammaliata, che si trastulla con dolcezza amena e gioca a far l’adulta innamorata. Per te intonavo questa cantilena che narra di una donna inebriata di un baldo re, che presto entrò in scena, e poi le rubò il fiato; lei velata di sole, sale e soavità di rena, si denudò, dalla follia abbagliata. Il prode fante, di pelle tirrena, s’infatuò della fanciulla ornata di rose nella treccia e sulla schiena di seta tentatrice incorniciata e volle rivederla non appena l’aurora salutasse la giornata tra il cisto con la timida verbena, il rovo e la gardenia frastagliata. Ma la donzella si sentì in catena di un’infinita brama ed affannata, lei, tigre ardita e docile falena, concluse l’avventura tormentata col pianto al cuore che non rasserena. Ricordi la leggenda tramandata? L’incanto del tramonto? E l’altalena di sguardi amanti, no, non l’hai scordata? Tra sogno e voce alata, (per te acqua in tempesta e mai bonaccia) mi vesto da sirena a Capo Caccia... |